In Italia il potere di acquisto degli insegnanti è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi cinque anni. Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto di Eurydice “‘Teachers and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20” che mostra la composizione e le differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europeo.
Nel nostro Paese, infatti, gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio. In Italia inoltre, i docenti hanno stipendi diversi a seconda che insegnino alle materne o alle superiori, mentre in molti i Paesi europei non è così.
Le cose cambiano, invece, per quanto riguarda i dirigenti scolastici: in Italia lo stipendio minimo di base del preside è il doppio dello stipendio di un insegnante con 15 anni di servizio. In Europa, poi, spesso le paghe dei dirigenti scolastici aumentano in base alle dimensioni della scuola.
Sui presidi, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sottolinea che il governo italiano vuole “investire molto sulla figura del preside che richiede competenza specifica e gestisce situazioni complesse”.
Il ministro ha parlato anche di una riforma dell’orientamento a cui punta l’Esecutivo, che deve partire dalle scuole medie e deve portare più ragazzi verso lo studio delle materie tecniche e scientifiche: “Oggi non abbiamo insegnanti di matematica, servono percorsi che rendano tutte le materie scientifiche appetibili e di livello altrimenti non ce la possiamo fare”.